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Formazione: il campo di azione



04/11/2014
- Quando si lavora nella formazione la prima cosa che si chiede è di “profilare l’utenza”, sapere cioè con chi si parla. Nel nostro caso, questa domanda crea istantaneamente una “super classe” che le ingloba tutte: quella degli adulti.
Gli adulti, imparano? In maniera totalmente diversa dai giovani, opposta, e per una buonissima ragione. Gli adulti hanno esperienza, hanno conoscenza, hanno lavorato, hanno risolto problemi, hanno stima e consapevolezza di sé, non sono barche alla deriva, sanno, certe volte presumono, di sapere.
Se li dovessi spiegare utilizzerei la metafora del vaso pieno. Non ci puoi mettere dentro nulla, lo devi prima svuotare. 
I ragazzi sono l’opposto, sanno poco, o quasi, vorrebbero sapere, e se motivati adeguatamente sono spugne che assorbono una grande quantità di dati, modi di fare, ed evidenze. Nel caso dei ragazzi la metafora si riferisce ad un vaso ancora da riempire.
La strategia per fare formazione efficacie non può essere la medesima: sempre in linea teorica per l’adulto è più utile una modalità “deduttiva”, mentre per i giovani una modalità “induttiva”. Quali sono le differenze pratiche tra i due metodi?
La modalità induttiva si utilizza nell’insegnamento tradizionale dove un esperto della materia spiega il “perché e il per come” ci sono determinati fenomeni. La modalità deduttiva invece parte dal presupposto che l’utente già sappia e pertanto sia in grado di gestire situazioni più o meno complesse riferite alla sua professione e alla sua esperienza pratica. In questo caso la difficoltà del fruitore non sarà quella di capire cosa gli stanno dicendo ma di reperire le proprie risorse per risolvere un caso che il formatore ritiene sia alla sua portata. E’ scattata la sfida e nessuno vuole perdere! Soprattutto noi non vogliamo che nessuno esca sconfitto, ma solo curioso, o sorpreso, o divertito o interessato, cioè sia mosso dal punto di vista emotivo. Se noi riusciamo a muovere l’emotività di chi ci sta di fronte allora riusciamo ad entrare in contatto, comunichiamo e non importa che sia d’accordo, anzi: esprimere il dissenso è una componente importante, significa che le risorse a cui attinge il soggetto sono radicate e forti e quindi vengono difese.  
L’utente coinvolto può avere sufficienti informazioni, cioè essere autosufficiente e risolvere il problema, oppure no e restare al palo, ma abbiamo svuotato il vaso, abbiamo fatto toccare con mano le carenze che il fruitore ha senza alcuna presunzione o giudizio, creando l’opportunità affinché il vaso si possa riempire. 
Il gioco è fatto? Purtroppo temo di no, ma ci siamo avvicinati.